Cachaça: origini antiche ed umili di un prodotto nobile

La cachaça è un’acquavite proveniente dal Brasile, si può infatti tranquillamente definire il distillato brasiliano per eccellenza, ottenuta dalla distillazione del succo di canna da zucchero. Nella sua preparazione della cachaça si utilizza solamente il succo della canna allo stato grezzo; il succo opportunamente bollito, fermentato e distillato produce così l’acquavite finale. Generalmente va degustata liscia, con ghiaccio o frutta, e viene utilizzata per tantissimi cocktail (come la Caipirinha).

Per parlare di numeri basta guardare la sua produzione annua che supera gli 1,3 miliardi di litri dei quali solamente l1% viene esportato all’estero, soprattutto in Germania. Non c’è da stupirsi quindi che la maggior parti degli italiani non ne abbiano sentito parlare nonostante venga utilizzata in molti cocktail. Un altro dato interessante è quello riguardanti i nomi che questo prodotto ha nella sua terra natia: localmente infatti viene chiamata con circa 2000 nomi diversi ed esistono ad oggi 5000 marche di  cachaça.

Storia e nomi attribuiti ad essa

La storia di questo distillato è molto antica e radica ed attraversa molti secoli; in pratica la storia della  cachaça è la storia del paese che l’ho originata. I primi fruitori, infatti, furono gli schiavi delle piantagione brasiliane che la bevevano in ragione delle sue proprietà tonificanti, ma anche per tentare di evadere da un mondo per loro solo pieno di sopraffazione, abuso e stanchezza. Ed è proprio da questa sua origine che deriva la tipica forma prensile e schiacciata della bottiglia, una bottiglia che poteva essere facilmente nascosta sotto le ascelle e portata ovunque.

Le origini di questa bevanda sono quindi molto umili, ad oggi però essa si è raffinata sempre di più potendo vantare anche della versione premium ed extra premium (praticamente più o meno invecchiate o barricate). Nella versione premium l’invecchiamento va tra l’1 ed i 3 anni, mentre nel caso dell’extra premium si parte dai 3 anni in poi.

Chachaça non è l’unico nome che è stata attribuito nel corso degli anni a questo disillato: infatti esso veniva chiamato anche  acqua ardente (aguardiente de cana), bafo-de-tigre (respiro di tigre), lamparina, calma-nervo e apri-cuore. Tutti questi nomi con cui la bevanda viene appellata nel paese sudamericano richiamano le caratteristiche, le qualità, che nel corso del tempo le sono state attribuite. Il nome con cui adesso è famosa in tutto il mondo deriva proprio dal portoghese cagassa, termine che indica la schiuma che durante la spremitura della canna da zucchero si produce in superficie; lo sviluppo della distillazione del prodotto della canna da zucchero, infatti, risale alla sua introduzione ad opera dei colonizzatori portoghesi.

Ad oggi In Brasile vengono prodotti qualcosa come 1,2 miliardi di litri di cachaça all’anno, per la stragrande maggioranza destinati al consumo interno. Il distillato, il terzo più bevuto al mondo, si trova al seconda posto del podio nella classifica del consumo del paese, esso è sconfitto dalla birra; questo secondo posto, tuttavia, li conferisce di diritto la palma di vera e propria bevanda nazionale.

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Produzione della cachaça e caratteristiche

Il procedimento di produzione della cachaça è molto simile a quello del rum, entrambi infatti derivano dalla distillazione della canna da zucchero, ma esiste tra i due una differenza fondamentale: a differenza del rum, infatti, la distillazione della cachaça avviene a freddo al fine di preservare e rispecchiare fedelmente tutti gli aromi e sapori originali.

Il procedimento completo prevede innanzitutto che la canna da zucchero venga sfibrata e pressata al fine di estrarne la parte zuccherina ed in seguito si verificheranno la fase della fermentazione e distillazione (come abbiamo visto a freddo).

La distillazione, in particolare, prevede che il succo di canna da zucchero grezzo, fatto fermentare con lieviti particolari, venga distillato con un metodo discontinuo e continuo da cui si ottiene un distillato con una gradazione che varia dai 68 ai 70 gradi alcolici, rendendo necessaria quindi una riduzione fino a 40° vol.

La colorazione di questa bevanda varia a seconda che ci sia stato o meno un invecchiamento. In particolare, la cachaça avrà un colore chiaro – trasparente se non sarà stata invecchiata, ed invece una colorazione giallognola qualora venga fatta invecchiare in botti di quercia bianca o altri legni (botti con una capienza che va dai 500 ai 5000 litri), conferendole inoltre la denominazione di cachaça cavelha o black.

Aroma, gusto e degustazione

L’odore e il sapore della cachaça sono molto intensi, con decise noti eteree, per questo motivi è difficile apprezzare la bevanda appieno con tutte le sue sensazioni se non si è veramente intenditori. Sono infatti pochi quelli che riescono a bere la cachaça liscia, i più, infatti, la bevono all’interno di cocktail o con le batidas, frullati alcolici di fresca frutta esotica (mango, papaya).